Sunday, March 11, 2012

"Il bar sotto il mare"- Stefano Benni


Un libro che avevo già scoperto anni fa, ma che solo ora ho comprato e riletto. E allora come oggi mi è piaciuto moltissimo.
Il bar sotto il mare è il luogo in cui un ignaro passante capita per caso, un locale in cui tutti gli avventori hanno una storia da raccontare. Ognuna di queste narrazioni  ha un tono diverso: alcune sono divertenti, altre inquietanti, altre ancora riescono ad intenerire. In comune, però c'è il fatto che sono tutte al limite dell'assurdo: piccoli gioiellini di nonsense costruiti, nella loro diversità, con grande maestria. Un quadro generale che mi ha ricordato "Il fabbricante di specchi" di Primo Levi, una raccolta di saggi e racconti in cui l'autore dimostra di riuscire a districarsi perfettamente tra temi, generi e stili completamente diversi.
Ecco quindi che troviamo gli abitanti di Sompazzo, strano paese in cui i cittadini si sfidano a gare tra chi mangia più salsicce e beve più vino, marziani innamorati che provengono da aridi pianeti ricoperti di diamanti, balene invaghite di capitani vestiti con camice inamidate, brillanti dodicenni un po' in carne che scoprono chi ha ucciso il loro compagno di classe, leggende dal sapore tribale, superbi galantuomini che muoiono in maniera ben poco galante, brani dolceamari sull'affetto ingenuo e disinteressato che lega un nonno alla nipotina. Ci si commuove e si ride, si resta incantanti davanti ai neologismi benniani e ci si riscuote alla vista di una parolaccia.
Alcune di queste storie mi hanno riportata con la mente ad altre, ben più famose e "classiche". Non voglio fare delle associazioni di idee forzate, odio questo genere di cose (come possiamo essere sicuri che l'autore scrivendo stesse pensando a quella cosa che per noi è così lampante?), in letteratura non c'è mai nulla di certo a meno che lo scrittore non "confessi" apertamente, ma ho avuto comunque questa sensazione. L'uomo
con la gardenia all'occhiello ed il demonio beffardo ed ironico de "Il più grande cuoco di Francia" mi hanno fatto pensare alle atmosfere de "Il Maestro e Margherita" di Bulgakov, il sentimentale e innamoratissimo Gregorij di "Nastassia" al sognante protagonista de "Le notti bianche" del buon vecchio Dostoevskij (che sia un caso che il nome dell'amata nel romanzo russo sia "Nastenka"?), il decadente Oleron nel racconto omonimo ai bellissimi "Racconti del terrore" di Poe ("Il crollo di casa Usher"), e trovo che "Californian Crawl" abbia qualcosa dell' "On the road" di Kerouac, con i suoi personaggi malati e sfiniti.
Come ho già accennato, penso che Benni scriva in una maniera incredibile: riesce a trasformare la frase più banale in qualcosa di speciale cambiando una sola parola, un solo aggettivo. Passa con fluidità da uno stile all'altro, ma anche quando il tono è più colloquiale si intuisce che padroneggia molto bene la lingua e i suoi strumenti. Coinvolge ed appassiona: una scrittura scorrevole ma di qualità.

4 comments:

  1. Io adoro Stefano Benni *_*
    Ho amato ed adorato "Elianto", è un libro fantastico, uno sfogo di fantasia assurdo :)
    E mi è piaciuto moltissimo anche "La grammatica di Dio", che con Dio forse c'entra ben poco :)

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  2. Uh li segno subito!! Mi dai sempre un sacco di bei consigli grazie :D:D

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  3. io ieri ho acquistato il prigioniero del cielo di Carlos ruiz Zafòn..
    se ti posso consigliare un bel libro..ti direi "Il linguaggio segreto dei fiori" di Vanessa Diffenbaugh ^^

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