Monday, November 5, 2012

"Ritratto di Signora": quando un'immagine vale più di mille parole


Nuovo lunedì, nuovo Ritratto! Come vola il tempo!
Stavolta ci parla Monica, una delle ideatrici di questo bellissimo progetto. Il tema è originale e molto interessante; sono sicura che lo apprezzerete anche perchè la fotografia è un hobby comune a molti (non alla sottoscritta, che ama guardare ma è negatissima a scattare!)!

La passione per la fotografia nasce da lontano, avevo più o meno 12 anni e durante le ore di educazione tecnica alle medie ci insegnarono a sviluppare un rullino fotografico.
La camera oscura, l’odore dei solventi, la sorpresa di veder comparire la tua creazione su un foglio di carta era qualcosa di unico e magico.

Da quel momento in avanti, ogni volta che qualcuno mi chiedeva “Cosa vuoi fare da grande?” la mia risposta era una sola “La fotografa”.

Gli anni sono passati e questo desiderio non si è realizzato, anche se la passione per la fotografia mi accompagna tuttora. E’ difficile da spiegare, ma non mi sento mai tanto realizzata come quando ho una macchina fotografica tra le mani, è qualcosa di bello, che dà soddisfazione, è come fermare il tempo in uno scatto unico ed irripetibile.

Proprio per questo negli anni la mia libreria si è composta non solo di romanzi ma anche di volumi che parlano di fotografia.
Steve McCurry, Robert Capa sono fotografi che ho seguito negli anni e che adoro, ma mai nella mia vita sono stata più felice di ricevere in regalo, nel Natale del 2001, il volume intitolato“Le grandi fotografe di National Geographic”.

Finalmente un libro su fotografe DONNE in un mondo in cui la figura maschile è quasi del tutto predominante.

Con amore e passione mi sono immersa in questa lettura interessante, che non è fatta solo di immagini ma anche di racconti di donne vere, forti e caparbie, che con determinazione hanno lottato per conquistarsi un posto in questa società.

Alla fine degli anni ’70 lo staff del National Geographic, giornale famoso per foto non solo naturalistiche, ma di mondo e di costume, è composta interamente da uomini… le donne al massimo fanno le segretarie o rispondono al telefono.

Si ha la convinzione che nessuna donna possa essere abbastanza tosta per recarsi in un paese dilaniato dalla guerra, che nessuna sia così lungimirante da poter vedere oltre l’obiettivo e catturare l’immagine perfetta.

Come racconta Alexandra Avakian fotoreporter per National Geographic a partire dal 1995 “Quando ancora non ero conosciuta misi insieme un portfolio con il nome di Alex Avakian, non volevo che il mio sesso costituisse un problema...non volevo che dicessero – non possiamo mandarla in questo posto o a fare questo servizio perché è una donna”.

Ma essere fotografi non significa essere uomini o donne, è una lotta continua con la macchina fotografica, è esprimere se stessi attraverso l’obiettivo, trovare la luce giusta, il momento giusto, lo scatto che permetterà a te stessa e agli altri di provare emozione.

Come Jodie Cobb, unica donna nello staff permanente di National Geographic, e non assunta come freelance , che ha combattuto e si è affermata dimostrando che il suo lavoro valeva tanto quanto quello di un uomo.

Donne che hanno dovuto decidere tra la carriera e la vita di tutti i giorni... dice la stessa Jodie Cobb “ Puoi avere una vita in missione, o puoi avere una vita a casa. Ma è difficile averle entrambe. Quando sei in trasferta per un periodo lungo conosci tutti in città, dal re alla governante. Poi torni a casa. Non sei più in missione. Hai le faccende di casa e i conti arretrati, e può sembrare di dover ricominciare da capo con gli amici, i conoscenti”.

Ma soprattutto con le loro famiglie, mariti scontenti, figli che vivono con madri a metà.

Mi chiedo, leggendo le parole che ho appena scritto, se sia giusto tutto questo. E’ giusto vivere la famiglia a metà? Lasciare i propri figli per recarsi dall’altra parte del mondo? La risposta non è semplice, e penso di non dover essere io a darla.. ma poi mi capita di guardare degli scatti della stessa Cobb e mi rendo conto che se non le avesse scattate, queste immagini non sarebbero mai arrivate fino ai miei occhi e sicuramente sarebbe stata una grande perdita.



Donne come Sisse Brimberg così determinata nel voler diventare una fotografa del National Geographic tanto da telefonare prima in redazione dalla lontana Copenhagen per poi presentarsi dopo diversi rifiuti nella redazione stessa davanti al capo della fotografia Bob Gilka nel 1976, con la pretesa che esaminasse i suoi lavori. 
Se non l’avessero assunta ci saremmo persi servizi meravigliosi come quello intitolato “Caterina la grande” in cui rende il paese russo in tutta la sua magnificenza.


Donne che mi hanno insegnato che per raggiungere un obiettivo bisogna essere forti e coraggiose, che bisogna guardarsi dentro e capire qual è la propria passione ed esternarla al mondo perché è giusto che anche gli altri sappiano quanto di bello si possa esprimere con una macchina fotografica.
Donne che sono sì fotografe, ma anche mogli e madri, che fanno un lavoro diverso, forse insolito, con il cuore diviso tra dovere e amore , ma con un’unica grande passione, quella di mostrare il mondo attraverso i loro occhi, rendendoti partecipe di un qualcosa più grande di tutti noi.

FONTE: "Le grandi fotografe di National Geographic" di Caty Newman

Fonte Immagini: Google image  

Per rispondere alla domanda di Monica, io credo che se avessi una grande passione sarei disposta a tutto pur di realizzare il mio obiettivo. Siamo sempre circondati da famigliari, amici, fidanzato, ma in primo luogo siamo noi con la nostra individualità e i nostri sogni. Poi ovvio, fare questi discorsi in teoria è un conto, in pratica un altro! Di sicuro, come ha detto lei queste donne hanno "le palle"(mi si passi l'espressione gergale)!
Voi che cosa ne pensate?
Un abbraccio a tutti e un ringraziamento a Monica che ha deciso di condividere queste bellissime parole con noi!

P.S.: per chi fosse di Genova ricordo che fino a febbraio a Palazzo Ducale si può visitare la mostra di McCurry!

A "Ritratto di Signora" contribuiscono anche:


9 comments:

  1. Grazie a te Clara per le tue parole! Io credo che siano donne veramente con "Le palle" come dici tu, che non si tirano indietro di fronte a nulla, che con coraggio portano avanti la loro passione e sempre più spesso penso "Ma se non fossero andate loro a scattare certe immagini siamo sicuri che qualcun altro l'avrebbe fatto" ?

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  2. P.S. Io ho visto la mostra di McCurry a Modena qualche anno fa! Che dire.. meraviglioso! La foto della Ragazza Afghana ogni volta mi incanta, resto ipnotizzata davanti a quegli occhi senza riuscire a staccarmi! Ma tutte le sue foto sono meravigliose!

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    1. Esatto, meritano un ringraziamento speciale per quello! Altrimenti sai quante cose ci saremmo perse??
      Io la mostra voglio assssssolutamente andare a vederla appena posso, mi hanno detto tutti che è bellerrima!

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  3. Ciao Clara, come stai? :) bello il "ritratto" di oggi, purtroppo nonostante tutti i progressi che ci sono stati la donna spesso deve decidere tra famiglia e carriera e difficilmente si riesce a conciliare entrambi, soprattutto in un paese come l'Italia dove c'è ancora molta discriminazione tra lavoratori uomini e donne, e la nascita di un figlio spesso comporta l'abbandono del lavoro da parte della donna :(

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    1. Ciao Saruccia! Un po' incasinata ma tiriamo avanti...tu invece :)?
      Hai ragione, noi italiane siamo messe ancora peggio su questo fronte...è non è giusto, perchè sia il lavoro sia la famiglia dovrebbero essere tra i diritti di ognuna!

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  4. Io non so rispondere alla tua domanda, però so che non potrei rinunciare all'idea di avere una famiglia per una mia passione personale... Un tempo non la pensavo così, ma più cresco e più le mie idee cambiano...
    Poi io sto aggiungendo passioni su passioni, tra cui la fotografia, però non potrei metterle davanti all'idea di vita che ho in mente... Ma questo discorso lo farebbe anche il mio ragazzo, quindi credo che non sia una questione maschile o femminile (anche se il maschilismo nei luoghi di lavoro è ancora ben radicato!)...

    Boo di insanebazar.com

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    1. No infatti, credo dipenda solo dalla personalità di ciascuno! Io ad esempio non mi reputo un tipo molto "materno", ma è ancora presto per dirlo...e ovviamente è un discorso che possono fare anche gli uomini, sebbene essere papà forse sia meno complicato che essere mamma :)

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  5. Partendo dal presupposto che stimo alla follia le donne che si impegnano al massimo e lottano per raggiungere i propri obiettivi, anche io, come Boo, non rinuncerei mai ad avere una famiglia per una mia passione! credo che nella vita si debbano fare delle scelte; è troppo comodo fare ed avere tutto! Ma credo che ciascuno sia libero di comportarsi come meglio crede;)
    A presto
    Miss Piggy di insanebazar.com

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    1. Vero, salvare capra e cavoli è praticamente impossibile! Purtroppo è necessario cercare di capire le proprie priorità...

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