Ciao ragazzi, passano i mesi ma noi coi nostri Ritratti siamo sempre qui.
Per la seconda volta oggi tocca di nuovo a me, e chiamatelo destino, chiamatelo culo, chiamatelo tempismo, è un'occasione che capita veramente a proposito: mi ha dato modo di pensare a certe cose e chiarire meglio alcuni aspetti ancora nebulosi della mia vita.
Ho scelto di parlare attraverso un personaggio di fantasia, perchè non è detto che l'ispirazione possa provenire solo da figure reali.
E niente, buona lettura!
Antica Grecia, nave Argo: una spedizione di cinquanta uomini guidata dall'eroe Giasone si appresta a rubare il prezioso vello d'oro custodito da un drago e proprietà di Eete, re della Colchide e padre di Medea. Appena vede Giasone, la ragazza se ne innamora e lo aiuta nell'impresa, poi si imbarca con lui portando con sè il fratellino. Eete si lancia all'inseguimento; Medea fa a pezzi il fratello e ne getta i resti in mare: il padre è costretto a fermarsi per raccoglierli.
Dopo varie avventure i due innamorati arrivano a Corinto e lì si stabiliscono: nonostante abbiano due figli, Giasone è sempre più distante e il risentimento di Medea continua a crescere, fino a raggiungere il culmine quando lui annuncia di volerla ripudiare per sposare la figlia del re Creonte in modo da ottenere il trono. La donna è furiosa: capisce di essere stata usata, comprende l'indole opportunista dell'amato e detesta il suo disonore, la sua vigliaccheria. Dall'altra parte riceve solo indifferenza: nulla importa a Giasone della moglie, ormai di nessuna utilità per i suoi scopi.
Medea soffre terribilmente, ma è decisa ad ottenere vendetta; prima uccide la futura sposa inviandole in dono un peplo e una ghirlanda avvelenati, poi prende la risoluzione più difficile: ammazzare i suoi stessi figli. Ma come si può compiere un atto del genere?